La differenza può sembrare sottile, ma sono due concetti distinti.
La comproprietà si riferisce a una situazione in cui più persone possiedono insieme un bene, ma ciascuno ha una quota specifica e ben definita di proprietà. Ad esempio, se due amici acquistano una casa in parti uguali, sono comproprietari con quote precise (50 %).
La comunione, invece, si riferisce a un regime di proprietà in cui un bene è condiviso da più persone senza quote individuali ben definite, e ogni comproprietario ha il diritto di usare e godere dell’intera cosa. La comunione può essere di tipo legale (come quella tra coniugi) o volontaria, e spesso si verifica in contesti di matrimonio o di eredità.

Modi per risolvere o sciogliere la comproprietà, a seconda delle esigenze e delle circostanze.
Eccone alcuni:
- Vendita del bene: tutti i comproprietari possono decidere di vendere il bene comune e dividere il ricavato in base alle rispettive quote. È il metodo più comune e semplice.
- Accordo tra i comproprietari: possono trovare un accordo per modificare le quote, usare il bene in modo condiviso o stabilire altre modalità di gestione.
- Divisione giudiziale: se i comproprietari non riescono a trovare un accordo, uno di loro può chiedere al tribunale la divisione del bene. Il giudice può decidere di dividere materialmente il bene (se possibile) o di assegnarlo a uno dei comproprietari e compensare gli altri con un’indennità.
- Usufrutto o concessione: in alcuni casi, può essere stabilito un uso esclusivo di una parte del bene a favore di uno dei comproprietari, lasciando agli altri il diritto di usufrutto o di ricevere un’indennità.
- Acquisto delle quote: un comproprietario può decidere di acquistare le quote degli altri, diventando così unico proprietario del bene.
Ecco invece i principali modi per sciogliere la comunione.
- Accordo tra i comunisti: tutti i soggetti coinvolti possono decidere di terminare la comunione e stabilire come dividere o assegnare il bene, magari attraverso un accordo scritto.
- Divisione giudiziale: se non si riesce a trovare un accordo, uno o più comunisti possono rivolgersi al tribunale per chiedere la divisione del bene. Il giudice può decidere di dividere materialmente il bene, se possibile, o di assegnarlo a uno di essi con un’indennità agli altri.
- Vendita del bene: un’altra soluzione è mettere in vendita il bene comune e dividere il ricavato tra i comunisti, così da sciogliere la comunione.
- Assegnazione del bene a uno dei comunisti: se uno dei soggetti ha un interesse particolare o esigenze specifiche, può chiedere di essere assegnatario del bene, pagando eventualmente una somma agli altri.
- Rinuncia alla comunione: se tutti i comunisti sono d’accordo, possono anche rinunciare alla comunione e trasformarla in proprietà esclusiva di uno di loro o di altri soggetti.
Avv. Doris Reichel

